La stenosi del canale vertebrale è il restringimento del dotto spinale. All’interno di questo canale sono situati midollo e radici spinali. Il suo restringimento determina una compressione sulle strutture e la stenosi comporta la comparsa di sintomi specifici che possono diventare molto invalidanti.
La stenosi colpisce generalmente persone adulte sopra i 50 anni, ma non mancano casi più precoci.
L’area più colpita è la zona lombare, essendo questa la parte che supporta il maggior carico e allo stesso tempo mantiene un ampio range di movimento. Anche i tratti cervicali e dorsali non sono esenti anche se in quantità minore.
La stenosi vertebrale può essere di 3 differenti tipologie:
Le forme acquisite sono di gran lunga le più comuni e riconoscono il loro principale fattore scatenante nella malattia articolare degenerativa.
L’osteoartrosi, infatti, disegna un quadro patologico dovuto al progressivo logorio della cartilagine articolare. In risposta a questa degenerazione, insorgono una serie di variazioni del tessuto osseo sottostante. Tessuto che aumenta di dimensioni e assume un aspetto irregolare, andando così a restringere il canale spinale.
Anche la malattia degenerativa dei dischi – ernia al disco – la spondilolisi e la spondilolistesi, l’ipertrofia legamentosa possono essere causa di questa fastidiosa patologia.
Stessa cosa è possibile per chi ha subito traumi spinali o infezioni e interventi chirurgici alla colonna.
Malattie tumorali e sistemiche dell’osso, come il morbo di Piaget e gotta, possono ridurre il calibro del canale vertebrale.
La stenosi vertebrale compare più frequentemente dopo la mezza età e colpisce prevalentemente il sesso maschile.
Tra i fattori di rischio abbiamo:
La stenosi può localizzarsi in 3 parti della colonna vertebrale e da queste ne prende il nome:
A seconda della posizione e della gravità, i sintomi possono essere differenti.
La diagnosi può essere effettuata con un’indagine dei sintomi che il paziente evidenzia e con esami di laboratorio.
I più importanti sono la Risonanza Magnetica e la TAC. Queste riescono a evidenziare il restringimento del canale vertebrale e che cosa lo causa. L’elettromiografia serve a valutare il livello del danno sul nervo e sulle strutture da esso innervate.
La stenosi cervicale è una riduzione delle dimensioni del canale vertebrale all’altezza del collo.
Si manifesta con sintomi che variano a seconda delle strutture nervose coinvolte, ma comunemente:
Inoltre, i pazienti lamentano fitte dolorose simili a scariche elettriche, soprattutto quando flettono il collo in avanti.
Altri sintomi comprendono mal di testa, nausea e giramenti nei cambiamenti di posizione, sensazione di rigidità e limitazione del movimento in flessione, estensione, inclinazione laterale e rotazione.
Nel corso del tempo, la stenosi cervicale può evolvere in una mielopatia per l’attrito sul midollo spinale, talvolta con interessamento delle radici nervose più basse (radicolopatia).
Nelle stenosi dorsali, spesso causate da fattori traumatici o tumorali, i sintomi sono:
Nella sintomatologia è del tutto simile alla stenosi lombare.
La stenosi lombare provoca:
La stenosi vertebrale lombare si manifesta clinicamente con una pseudo-claudicazione. I sintomi dolorosi sono infatti prodotti dallo stare in piedi o dal camminare, mentre migliorano, entro pochi minuti, quando si assume una posizione seduta o sdraiata.
Sono molteplici le opzioni di trattamento per chi soffre di stenosi spinale. Una volta confermata la diagnosi, il medico decide di prescrivere una terapia conservativa, volta ad alleviare la sintomatologia dolorosa.
Esistono anche trattamenti chirurgici più o meno invasivi per i casi più gravi e nel caso in cui il trattamento conservativo dovesse rivelarsi inefficace.
Per alleviare il dolore si interviene quasi subito con la terapia farmacologica, con l’ausilio di farmaci antinfiammatori e analgesici. Dal momento che il loro impiego può causare effetti collaterali importanti, come l’ulcera gastrica, i FANS dovrebbero essere comunque utilizzati sotto controllo medico. Se il dolore è severo e non regredisce, vengono sostituiti con analgesici più potenti, come il paracetamolo.
Esistono anche terapie fisiche che permettono di ridurre il dolore, come la laserterapia ad alta potenza e la tecarterapia. Queste vengono associate a trattamenti conservativi che prevedono un insieme di esercizi attivi e passivi finalizzati alla decompressione delle vertebre, al riallineamento delle stesse, al miglioramento del range articolare e alla tonificazione muscolare profonda:
In fase di trattamento viene anche fatta una rieducazione posturale, in modo da poter applicare nella vita quotidiana posizioni e movimenti corretti.
A fronte però di un peggioramento della sintomatologia dolorosa, i metodi conservativi potrebbero non offrire i benefici auspicati e, pertanto, il paziente può prendere in considerazione opzioni di trattamento chirurgiche.
La decompressione chirurgica o foraminotomia cervicale è l’intervento maggiormente praticato per la stenosi spinale cervicale. Tale procedura è volta ad allargare il canale spinale per alleviare la compressione sul midollo spinale.
L’intervento chirurgico più diffuso per il trattamento della stenosi spinale lombare è la laminectomia decompressiva e comporta l’asportazione di porzioni di vertebre, di legamenti e/o dischi protrusi che causano la compressione dei nervi e/o del midollo spinale.
A seguito dell’intervento è importante seguire un programma fisioterapico di recupero che preveda:
Questo consente alla persona di recuperare una buona stabilità, prevenire eventuali recidive e imparare esercizi da poter ripetere autonomamente a casa.
FT Dr. Enrico Gumirato
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