La cefalea tensiva, o cefalea muscolo tensiva, è la forma più diffusa di mal di testa e anche la meno dolorosa.
Questo disturbo è provocato dalla contrazione involontaria e continua dei muscoli del collo e delle spalle e si associa a condizioni di affaticamento e tensione.
Si presenta come un dolore costante, che colpisce entrambi i lati della testa. In alcuni casi è possibile avvertire una persistente contrazione dei muscoli del collo o una sensazione di pressione dietro gli occhi.
Normalmente l’intensità non è così grave da impedire le normali attività quotidiane e la sua durata è compresa tra 30 minuti e diversi giorni – più di frequente qualche ora.
Parliamo di un mal di testa persistente e non pulsante. Il dolore è di intensità lieve o moderata, definita anche costrittiva.
La cefalea tensiva ha origine nella regione occipitale – nuca – o frontale – tempie e fronte – e si diffonde a tutto il capo.
Il disturbo da un senso di pesantezza o una morsa che stringe la testa, creando il famoso “cerchio” o “fascia”.
A differenza dell’emicrania, la cefalea tensiva non provoca inabilità funzionale, nausea o fotofobia (avversione alla luce).
La cefalea tensiva può essere episodica o cronica.
La cefalea episodica prevede mal di testa per meno di 15 giorni al mese. Di norma gli attacchi iniziano diverse ore dopo il risveglio, per peggiorare fino a sera. È molto frequente e spesso si trae sollievo con l’assunzione di farmaci. La cefalea episodica può presentarsi per un periodo che va dai 30 minuti ai 7 giorni.
La cefalea cronica, invece, può variare di intensità durante tutto il giorno, si definisce cronica se si manifesta per almeno 6 mesi l’anno e per più di 15 giorni al mese.
Raramente, compaiono vomito e nausea.
I potenziali fattori scatenanti della cefalea tensiva cronica sono:
In caso di cefalea tensiva il medico è la persona preposta per indicare il tipo di trattamento. Da evidenziare quindi l’importanza di non trascurare i sintomi e di rivolgersi al proprio dottore.
In fase di anamnesi il medico deve valutare:
Per gli episodi di cefalea tensiva ricorrenti, che diventano quindi cronici, vanno indagati:
Per aiutare nella formulazione della diagnosi può essere richiesta la compilazione di un “diario del mal di testa”. Questo aiuta a capire quali situazioni predispongono con più facilità al mal di testa e l’andamento degli attacchi nel tempo.
La compilazione di questo registro consente di monitorare l’efficacia dell’eventuale approccio terapeutico intrapreso.
Per limitare la frequenza degli attacchi di cefalea tensiva, si interviene sui fattori scatenanti. Attraverso l’assunzione di farmaci o con la correzione di eventuali comportamenti scorretti.
Per le forme lievi a moderate, si consiglia l’utilizzo di analgesici e antinfiammatori. Questi farmaci consentono di contrastare il dolore e fornire sollievo.
Sconsigliati per i loro effetti collaterali, gli oppiacei o narcotici vengono raramente prescritti.
In alcuni casi, il medico può indicare l’uso di farmaci miorilassanti che diminuiscono la contrazione muscolare. Se la cefalea tensiva è associata a eventi stressanti, ansia e umore depresso, si può ricorrere ad ansiolitici.
Anche gli antidepressivi possono essere talvolta utilizzati nella prevenzione degli attacchi di cefalea tensiva poiché riducono la frequenza e la gravità. Vengono prescritti per casi frequenti o cronici e che non si risolvono con altri trattamenti.
Studi scientifici stanno dimostrando che, per la cefalea muscolo tensiva, la fisioterapia manuale – trazione, mobilizzazioni, manipolazioni cervicali – associata a terapia fisica – laserterapia ad alta potenza- riducono la frequenza degli attacchi e il consumo dei medicinali.
FT Dr. Enrico Gumirato
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