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Fascite plantare: sintomi, cause e trattamenti

Fisiosanity Informa / Fascite Plantare

PLANTARE

La fascite plantare è la più comune causa di dolore al tallone o, più in generale, alla pianta del piede. Si tratta di una patologia che colpisce la fascia plantare che si trova nella parte inferiore del piede, appena sotto la pelle. Questa fascia è una robusta banda triangolare di tessuto connettivo fibroso. Dal calcagno attraversa longitudinalmente tutto il piede, inserendosi sulle dita. È chiamato anche legamento arcuato o aponeurosi plantare.

Le funzioni della fascia plantare sono:

  • sostenere l’arco plantare;
  • agganciare alcuni muscoli del piede;
  • prevenire l’eccessiva dorsiflessione del piede, ossia portare la punta del piede verso l’alto;
  • assorbire le sollecitazioni e le tensioni del piede durante i suoi movimenti;
  • legato al punto precedente: distribuisce il peso sia in fase statica che in fase dinamica.

Più di vent’anni fa si riteneva che la fascite plantare fosse solo una condizione infiammatoria, causata dall’infiammazione della fascia plantare.

Invece, si è evidenziato che, a provocare questo disturbo, è una degenerazione dell’aponeurosi plantare. Questo è il motivo per cui esiste anche l’espressione alternativa di fasciosi plantare.

I sintomi

I sintomi della fascite plantare possono ridursi a uno: un dolore nella parte inferiore del tallone che alle volte si estende fino a metà piede – mesopiede.

Il dolore al tallone compare in modo graduale nel tempo e può essere causato dopo:

  • un periodo di prolungata inattività come: al risveglio la mattina, o dopo un lungo viaggio in macchina;
  • una camminata, una corsa e altre pratiche affini, quindi, quando si va a stressare il piede. 

In questo ultimo caso, durante lo svolgimento delle attività fisiche a rischio, non reca particolare fastidio, ma appena terminato l’esercizio, divampa e diviene talvolta debilitante.

Il dolore da fascite plantare può essere sordo, acuto o bruciante, la tipologia del dolore varia in base al paziente.

Di solito si presenta in modo unilaterale, ossia interessa un piede soltanto. Tuttavia, esistono casi di fascite plantare bilaterale, quindi a carico di entrambi i piedi.

Trascurare questa patologia può portare a una cronicità creando, nel tempo, sempre maggiori fastidi anche nello svolgimento di attività motorie semplici, come una banale camminata.

Inoltre, chi non segue alcuna terapia e prova a convivere col disturbo attua dei compensi motori. Le compensazioni aumentano il rischio di problematiche articolari a carico di caviglia, ginocchio, anca e, perfino, zona lombare della schiena.

Per chi non segue alcuna terapia, il rischio maggiore è una possibile rottura della fascia plantare, continuamente sollecitata e stimolata. La rottura della fascia plantare è rara e provoca un dolore acuto e gonfiore. In questo caso è necessario ricorrere all’intervento di un chirurgo.

Le cause della fascite plantare

La fascite plantare è il risultato di un’eccessiva sollecitazione della fascia plantare. Quest’ultima, se sottoposta a stress e microtraumi ripetuti nel tempo, degenera e diviene dolorosa.

Tuttavia, la fascite plantare ha tutte le caratteristiche di una sindrome da sovraccarico funzionale. Quando si parla di sovraccarico funzionale s’intende una condizione muscolo-scheletrica dovuta a una sollecitazione ripetuta e costante. La sollecitazione coinvolge sempre il medesimo comparto anatomico.

Si sono individuati una serie di fattori di rischio che portano a essere maggiormente soggetti a questa patologia:

  • praticare sport che portano ad una notevole sollecitazione del piede. Ad esempio: il podismo, il calcio, il basket, la pallavolo, il tennis, il rugby, ecc;
  • l’obesità. L’eccessivo peso contribuisce ad appiattire la volta plantare con una conseguente tensione della fascia;
  • il piede piatto o il piede cavo, dove da una parte si appiattisce e dall’altra invece andiamo ad avere un arco plantare eccessivamente accentuato;
  • l’artrite e le altre patologie reumatiche;
  • la fibrosi, che identifica la formazione di ingenti quantità di tessuto connettivo-fibroso.
  • l’utilizzo di scarpe non adatte all’attività da svolgere.

Infine, l’età fra i 30 e i 60 anni, il genere, femminile in questo caso, sembrano essere fattori che aumentano il rischio di essere soggetti alla fascite plantare.

I trattamenti

Il trattamento consigliato è quello conservativo. Oltre il 90% dei pazienti trae beneficio da questo tipo di approccio.

Quando la fascite è in fase acuta – all’inizio della sintomatologia – si agisce cercando di lenire il dolore. Per la riduzione del dolore si consiglia:

  • riposo, evitando di stressare il piede;
  • di applicare ghiaccio;
  • possono essere assunti farmaci antidolorifici.

Se il dolore persiste è possibile intervenire anche con terapie quali:

che agiscono per disinfiammare la parte.

Una volta esaurita la fase acuta, la fisioterapia assume un ruolo chiave nel percorso di recupero e guarigione:

  • prevede esercizi di stretching per il polpaccio e la fascia plantare;
  • esercizi di propriocezione;
  • talvolta, un’attività specifica di rieducazione motoria.

Il paziente dovrà eseguire esercizi specifici e ripeterli anche a casa.

Spesso viene consigliato anche l’uso di plantari. Molto utili sia per ridurre i sintomi che per evitare eventuali recidive. Possono essere utilizzate anche tallonette e stecche per la fascite plantare, considerate dei tutori notturni.

 FT Dr. Enrico Gumirato

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